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Nacque a Teramo nel 1807, erede di una importante famiglia e già nota dal XVI secolo, in quanto governò la città per lungo tempo, tra il 1590 e il 1770. Suo padre, Giovanbattista Mezucelli, fu un importante avvocato, studioso di diritto ed intellettuale di rilievo, grazie alle sue innumerevoli capacità gli fu affidato il compito di monitorare i reati commessi nella provincia teramana dalle autorità borboniche. Il figlio non fu da meno, frequentò l'università di Napoli dove si laureò in architettura nel 1833, l'anno dopo cominciò con il suo primo incarico comunale come ingegnere. Successivamente diventò componente provinciale per le opere pubbliche e membro della società economica, poi continuò la sua carriera come funzionario amministrativo del comune e consigliere. Inoltre, come molti della sua famiglia, ricevette l'incarico come Priore della Confraternita dell'Annunziata con sede nella chiesa di Teramo.
Nel 1848 si distinse per aver preso parte ad una importante decisione con ad altri membri del consiglio comunale: il "Te Deum" per la celebrazione dell'onomastico del Re delle Due Sicilie Ferdinando II, ricorrenza sempre festeggiata, fu declinata e venne sostenuta la mozione per ricordare i caduti dell'insurrezione popolare napoletana, che fu repressa nel sangue.
Nel 1860 fece parte di una importante delegazione teramana, in cui si migrò ad Ancona per invitare Vittorio Emanuele II ad entrare nel regno borbonico. Ebbe grande rilevanza anche per aver partecipato a numerose opere ingegneristiche teramane, si ricorda la sua partecipazione alla progettazione di diverse strade che collegavano la provincia alle frazioni, contribuendo anche gratuitamente e per solo spirito patriottico, collaborò anche al dimensionamento per le superfici agrarie. Uno dei più importanti progetti a cui partecipò, fu la progettazione del Teatro comunale di Teramo, ricevette l'incarico nel 1841 e fu inaugurato nel 1868 poi, nel 1870, si occupò di ampliare palazzo Albi, situato vicino al municipio. Fece diverse opere anche ad Atri: ristrutturò il convento dei Gesuiti che fu convertito in orfanotrofio, inoltre nel 1858 progettò anche il teatro di Atri, imitando quello di Teramo ma riducendone le dimensioni, il progetto fu inaugurato solo diversi anni dopo nel 1881, dopo l'Unità d'Italia poichè fu bloccato dalle autorità provinciali.
Morì nella sua città d'origine nel 1888, il suo corteo funebre fu molto sentito e parteciparono i numerosi colleghi con cui collaborò durante tutta la sua brillante carriera, attualmente vi sono ancora i suoi progetti conservati presso l'Archivio di Stato di Teramo ed occupano circa 150 fascicoli in un Fondo a lui dedicato.






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